L’innesto in agricoltura è una tecnica conosciuta sin dall’antichità anche se le prime applicazioni in orticoltura risalgono al 1920 in Corea e Giappone con l’innesto di piante di anguria su portinnesti di zucche. A partire dagli anni ’60 è stata osservata un’ampia diffusione di tale tecnica in diversi paesi con un contemporaneo allargamento della gamma di specie coltivate. Grazie ai vantaggi che offre, si è diffusa ed è sempre più utilizzata anche nella coltivazione dell’orto hobby. La tecnica dell’innesto consiste nell’unire in un’unica pianta le caratteristiche di due specie affini dette “bionti” sfruttando ad esempio le caratteristiche di una specie con frutti di pregio e di un’altra con apparato radicale resistente alle malattie. La parte aerea è detta “marza” o “nesto” mentre quella basale, che formerà l’apparato radicale, è detta “portainnesto”. Il successo dell’innesto dipende soprattutto dalla compatibilità dei due bionti che si andranno a unire: più il materiale di partenza presenta una stretta relazione botanica, maggiori saranno le possibilità di ottenere un buon risultato finale.
Le specie di maggiore importanza impiegate nel settore hobbistico sono l’anguria, il melone, il pomodoro, la melanzana, il cetriolo ed il peperone. Le piante innestate “orto di casa mia” vengono coltivate su vaso di 14 cm di diametro si possono poi trapiantare nel terreno oppure coltivare in vaso sul balcone di casa.